Lucrezia, HWV 145 (George Frideric Handel)

From ChoralWiki
Jump to navigation Jump to search

Music files

L E G E N D Disclaimer How to download
ICON SOURCE
File details.gif File details
Question.gif Help
  • (Posted 2005-08-15)  CPDL #08856:  IMSLP.png
Editor: Jean-Christophe Frisch (submitted 2005-08-15).   Score information: A4, 16 pages, 295 kB   Copyright: Personal
Edition notes:

General Information

Title: Lucrezia, HWV 145
Composer: George Frideric Handel

Number of voices: 1v   Voicing: Soprano solo
Genre: SecularCantata

Language: Italian
Instruments: Basso continuo

First published:
Description: 

External websites:

Original text and translations

Italian.png Italian text

1. O Numi Eterni!
O Stelle, stelle!
Che fulminate empii tiranni,
Impugnate a' miei voti
Orridi Strali:
Voi con fochi tonanti
Incenerite il reo Tarquinio e Roma.
Dalla superba chioma
Omai trabocchi il vacillante alloro
S'apra il suolo in voragini
Si celi, con memorando esempio
Nelle viscere sue l'indegno e l'empio.
2 - Aria
Già superbo del mio affanno
Traditor dell'onor mio
Parte l'empio, lo sleal.
Tu punisci il fiero inganno
Del felon, del mostro rio
Giusto Ciel, parca fatal!
Già superbo, etc.
3 - Recitativo
Ma voi forse nel cielo
Per castigo maggior del mio delitto,
State oziosi, o provocati Numi:
Se son sorde le stelle
Se non mi odon le sfere
A voi Tremende Deità
Deità dell'abisso mi volgo
A voi, a voi spetta
Del tradito onor mio far la vendetta.
4 - Aria
Il suol che preme,
L'aura che spira
L'empio romano
S'apra, s'infetti.
Se il passo move,
Se il guardo gira,
Incontri larve,
Riune aspetti.
Il suol che preme, etc.

Ah! che ancor nell'abisso
dormon e furie, i sdegni e le vendette.
Giove dunque per me non ha saette,
è pietoso l'inferno?
Ah! ch'io già sono in odio al Cielo
ah! dite: e se la pena non piomba sul mio capo
a' miei rimorsi è rimorso il poter di castigarmi.

Questi la disperata anima mia puniscan, sì.

Ma il ferro che già intrepida stringo.

Alla salma infedel porga la pena.

A voi, padre, consorte, a Roma, al mondo
presento il mio morir;
mi si perdoni il delitto essecrando
ond'io macchiai involontaria il nostro onor,
un' altra più detestabil colpa
di non m'aver uccisa pria del misfatto
mi si perdoni.

Già nel seno comincia a complir
questo ferro i duri affizii;
sento ch'il cor si scuote
più dal dolor di questa caduta in vendicata,
che dal furor della vicina morte.

Ma se qui non m'edato castigar il tiranno,
opprimer l'empio con più barbaro essempio,
per ch'ei sen cada estinto stringerò
a danni suoi mortal saetta,
e furibonda e cruda nell inferno
farò la mia vendetta.